Nel mezzo del sogno
C'è una bambola con la testa fracassata
nel mezzo del sogno:
in sogno la testa rotta di una bambola
parla con il vestito rispettoso
della mente che l'ha pensato.
(Se lei sa cucire, se parla non nomina
C'è una bambola con la testa fracassata
nel mezzo del sogno:
in sogno la testa rotta di una bambola
parla con il vestito rispettoso
della mente che l'ha pensato.
(Se lei sa cucire, se parla non nomina
il cibo o l'ago, soltanto li distrugge o
rende esistenti, ma per poco.)
C'è una ballerina che parla tante lingue,
non so se cucia, anche,
ma il ballo che la tiene in vita è già
un cucire, un tenere come una distanza.
(Adesso quella bambola è viva, presa
simpliciter, ora descrivo la vita della bambola
secondo un certo aspetto)
rende esistenti, ma per poco.)
C'è una ballerina che parla tante lingue,
non so se cucia, anche,
ma il ballo che la tiene in vita è già
un cucire, un tenere come una distanza.
(Adesso quella bambola è viva, presa
simpliciter, ora descrivo la vita della bambola
secondo un certo aspetto)
Ciò che traduciamo è il senso della morte.
Retina
(Trattenere un’immagine nella retina
è avere un secondo corpo, rientrare
in esso o scomporlo.)
Il legno contro la tenda, la persiana danneggiata,
l’immagine riflessa nel vetro attraverso cui guardo:
queste cose assomigliano ad organi –
eppure, il netturbino in Via Meda è opaco
come opaco è il gesto ai tornelli.
(Agire nello spazio in cui si muovono
altri organi, vederli da vicino, essere
visti per come si è già stati.)
Binario 1 tronco
(A volte vedi come una luce che rimanda al bello
negli oggetti, le cose opache sottomesse al gesto
del prendere la parola, il titolo che scrivi su una poesia
come questa ti serve affinché il senso si frantumi.)
Il treno parte dal binario 1tronco alle diciotto e quarantuno,
preparo la foto del binario da condividere
quando gli autoscatti ripetuti non significheranno niente per me
o per gli altri, non so se pioverà, intanto
guardo un film impegnato, è un film costruito su brevi sequenze,
a volte, come oggi, voglio dormire o nascondermi, i film
impegnati come questo raccontano l’angoscia o la sospensione.
Adesso il binario è vuoto, a Livorno sarà buio, quando arriverò,
scrivo questo testo per salti temporali perché il dato climatico
è qualcosa che non riguarda la mia e la vostra mente.
(Nel pomeriggio il paziente dorme,
il pesce nell’acquario è morto.)
V
C’è come un’apertura laterale sull’altro mondo,
un’intelligenza maggiore è la percezione
del centro e non è che tutto.
Mi dici che sono una sagoma
con un’apertura a lato,
uno schermo diviso tra mondo e parte,
come un tutto nel centro o una linea
che si segmenta.
Quindi, la vita e la morte, ma la morte
nell’altro mondo è maggiore,
la visione ampia divisa lungo
la parete è la vera mente, la materia
delle cose come sono.
I corpi galleggiano, allora, in questo
vetro che si apre di lato, come passanti
morti dentro i vagoni dei treni.
Ho pensato di scrivere dell’altro mondo
perché non ci sono mondi.
VI
La grande poesia al centro della mente,
un discorso ampio come un corpo
che galleggia, aperto –
lascio uno spazio tra la lampada e il muro
per guardare all’altro mondo.
Le menti insensate non vedono mondi,
solo urti o spostamenti delle grandi masse,
i vagoni dei treni contro il vetro e la brina,
un’apertura nelle cose come sono.
Mi dicono sia questo l’altro mondo, non in questa
vita, ma un mondo solo come altri mondi
esplosi, il grande destino delle masse come un corpo
segmentato, un vetro ruvido.
Milano è un grande insetto nell’aria statica.
Valentina Murrocu (Nuoro, 1992) studia e vive a Siena. Laurea magistrale in Storia e Filosofia, presso l’Università degli studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua raccolta poetica d’esordio, La vita così com’è, Marco Saya Edizioni. Alcuni testi inediti sono apparsi su Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.
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