lunedì 23 novembre 2020

domenica 31 maggio 2020

Valentina Murrocu, cinque inediti




Nel mezzo del sogno

C'è una bambola con la testa fracassata
nel mezzo del sogno:
in sogno la testa rotta di una bambola
parla con il vestito rispettoso
della mente che l'ha pensato.

(Se lei sa cucire, se parla non nomina 
il cibo o l'ago, soltanto li distrugge o
rende esistenti, ma per poco.)

C'è una ballerina che parla tante lingue,
non so se cucia, anche,
ma il ballo che la tiene in vita è già
un cucire, un tenere come una distanza.

(Adesso quella bambola è viva, presa
simpliciter, ora descrivo la vita della bambola
secondo un certo aspetto)
Ciò che traduciamo è il senso della morte.


Retina

(Trattenere un’immagine nella retina 
è avere un secondo corpo, rientrare
in esso o scomporlo.)

Il legno contro la tenda, la persiana danneggiata,
l’immagine riflessa nel vetro attraverso cui guardo:
queste cose assomigliano ad organi –
eppure, il netturbino in Via Meda è opaco
come opaco è il gesto ai tornelli.

(Agire nello spazio in cui si muovono
altri organi, vederli da vicino, essere
visti per come si è già stati.)

Binario 1 tronco

(A volte vedi come una luce che rimanda al bello
negli oggetti, le cose opache sottomesse al gesto
del prendere la parola, il titolo che scrivi su una poesia
come questa ti serve affinché il senso si frantumi.)

Il treno parte dal binario 1tronco alle diciotto e quarantuno,
preparo la foto del binario da condividere 
quando gli autoscatti ripetuti non significheranno niente per me

o per gli altri, non so se pioverà, intanto
guardo un film impegnato, è un film costruito su brevi sequenze,
a volte, come oggi, voglio dormire o nascondermi, i film
impegnati come questo raccontano l’angoscia o la sospensione.

Adesso il binario è vuoto, a Livorno sarà buio, quando arriverò,
scrivo questo testo per salti temporali perché il dato climatico
è qualcosa che non riguarda la mia e la vostra mente.

(Nel pomeriggio il paziente dorme,
il pesce nell’acquario è morto.)

V

C’è come un’apertura laterale sull’altro mondo,
un’intelligenza maggiore è la percezione
del centro e non è che tutto.

Mi dici che sono una sagoma
con un’apertura a lato,
uno schermo diviso tra mondo e parte,
come un tutto nel centro o una linea
che si segmenta.

Quindi, la vita e la morte, ma la morte
nell’altro mondo è maggiore,
la visione ampia divisa lungo 
la parete è la vera mente, la materia
delle cose come sono.

I corpi galleggiano, allora, in questo
vetro che si apre di lato, come passanti
morti dentro i vagoni dei treni.

Ho pensato di scrivere dell’altro mondo
perché non ci sono mondi.

VI

La grande poesia al centro della mente,
un discorso ampio come un corpo
che galleggia, aperto –

lascio uno spazio tra la lampada e il muro
per guardare all’altro mondo.

Le menti insensate non vedono mondi,
solo urti o spostamenti delle grandi masse,
i vagoni dei treni contro il vetro e la brina,
un’apertura nelle cose come sono.

Mi dicono sia questo l’altro mondo, non in questa
vita, ma un mondo solo come altri mondi
esplosi, il grande destino delle masse come un corpo
segmentato, un vetro ruvido.

Milano è un grande insetto nell’aria statica.



Valentina Murrocu (Nuoro, 1992) studia e vive a Siena. Laurea magistrale in Storia e Filosofia, presso l’Università degli studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua raccolta poetica d’esordio, La vita così com’è, Marco Saya Edizioni. Alcuni testi inediti sono apparsi su Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.





martedì 21 gennaio 2020

il destino della necessità




In primo luogo occorre considerare che il cerchio del destino è come la punta di un cono in cui si verifica un progressivo allargarsi della dimensione manifesta degli eterni. Quello che chiamo il mio esser-io è ciò che all’interno del cerchio finito dell’apparire appare come me stesso, o meglio come il mio creder di esser me stesso, ma il cerchio finito delle cose implica necessariamente l’apparire infinito della totalità degli essenti. Naturalmente è impossibile che l’apparire infinito entri totalmente nell’apparire finito, sì che l’apparire finito è un aprirsi all’infinito verso questa totalità assoluta che non potrà mai diventare contenuto del cerchio finito. Per questo non è possibile che tutti gli essenti appaiano nel cerchio finito, anche se la totalità del già apparso e del totalmente dimenticato è destinata a riapparire definitivamente.
Inoltre l’apparire attuale del destino, che è appunto un apparire finito, è destinato al tramonto della terra isolata, che è la condizione per cui possa apparire qualcosa come la storia del mortale, la storia del preoccidente, la storia dell’occidente, fino ad arrivare alla civiltà della tecnica. L’apparire infinito, verso cui l’apparire finito tende, è dunque il toglimento di tutte le contraddizioni presenti nella terra isolata. Un toglimento che però significa oltrepassamento, non annullamento o dimenticanza. Le contraddizioni vengono superate, pur rimanendo tutti gli errori che le hanno generate. Nell’apparire infinito del destino tutto viene conservato, pur nella risoluzione della totalità delle contraddizioni, in cui gli essenti sono essenti e non più nulla.
Un punto per me fondamentale è che nella situazione attuale del destino, l’esser uomo è il contrasto tra il già da sempre essere apparso da parte del destino e la convinzione che le cose vere e proprie non sono la storia del destino, ma questa stanza, il mio corpo, gli oggetti e via dicendo. Ora questo contrasto dell’esser uomo comincia a essere intaccato dal linguaggio che testimonia il destino e quindi lo fa apparire alla coscienza. Il linguaggio comincia a indicare ciò che da sempre appare, ma che finora è stato contrastato dall’isolamento della terra. Per cui, come dicevo, il cerchio finito del destino è caratterizzato da questa progressiva irruzione degli eterni nell’apparire che lo costituisce, secondo un sopraggiungere che tende all’infinito lungo quel cono che avevo richiamato, la cui progressiva espansione è costituita dalla gloria.


Emanuele Severino




domenica 12 gennaio 2020

Ellora










Romavenerdì 24 
gennaio
 2020, alle ore 18:00
presso lo Studio Campo Boario


prima lettura e presentazione del libro di versi

ellora

di
Silvia Tripodi

IkonaLíber, collana Syn, 2020
http://www.ikona.net/silvia-tripodi-ellora/



annotazioni critiche di
Sara Ventroni
e Marco Giovenale


sarà presente l'autrice