svilisco l'ultimo incanto
partage du sensible
art,writing
sabato 28 giugno 2025
martedì 24 giugno 2025
lunedì 16 giugno 2025
Notes
"I personaggi di Cassavetes, come quelli di Dostoevskij, vivono fino in fondo questa contraddizione, sono "eccessivi", parlano in continuazione, esplorano tutte le possibilità attraverso la parola, innamorati o ubriachi, felici, disperati o preoccupati, hanno i comportamenti più estremi, e allo stesso tempo sono consapevoli, anche a loro insaputa, che un certo limite, se superato, può rimandarli alla follia "vera", alla parola che si secca. Aleggia qualcosa che può rovinare la parola in qualsiasi momento. Potrebbe essere un omicidio. L’omicidio isola radicalmente. Raskolnikov lo sperimenta quando ha la premonizione che forse non parlerà mai più con nessuno. Anche Cosmo, quando è omicida e ferito, va a trovare la madre del suo amico nero, le parla di qualsiasi cosa - anzi: di suo padre -, e lei lo manda via, non vuole ascoltarlo. Quando l’impossibile è realizzato, possiamo solo parlare "in giro". "Non c’è più alcuna connessione", come dice Eliot, "non c’è alcuna giuntura".
"La scoperta della chiarezza dello specchio condusse Calvino per le strade della fiaba, del mito, gli consentì di sfiorare le tenebre, di misurarsi con l’enigma: «figure incongrue ed enigmatiche come rebus». Ma il rebus è anche un gioco: Calvino non tollerò che l’enigma osasse liberarsi dallo stile del gioco. Questa astuzia, questa ostinazione sapientemente infantile lo protesse dalla tentazione cui talora indulgono gli scrittori irrealistici: la profondità. Fece proprio il malizioso comandamento di Hofmannsthal: «La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie». E che altro fa lo specchio?"
domenica 4 maggio 2025
Notes
Lo sguardo che tutto disvela, che tutto penetra, soggiace alla coazione a ripetere. Vuole continuamente sincerarsi di aver visto davvero una certa cosa. Non resta altro dunque che il puro guardare, un’ossessione, in cui il tempo reale è superato e, come qualche volta in sogno, i morti, i vivi e i non ancora nati si ritrovano insieme sullo stesso piano. Quando Kafka nell’inverno del 1911, durante un viaggio di lavoro, visita il Kaiserpanorama di Friedland e attraverso l’oculare immerge lo sguardo nello spazio artificiale, vede la città di Verona con «persone simili a figure di cera, le cui suole sono fissate al lastrico stradale». Due anni dopo andrà a passeggio per gli stessi vicoli e si sentirà così lontano da tutto ciò che ha vita, come possono esserlo soltanto le figure di cera viste a Friedland. Il mistero più profondo di una simile metafisica profana è quella curiosa sensazione di assenza corporea, evocata da uno sguardo che potremmo definire ipertrofico. È significativo che anche i clienti, al momento di lasciare la penombra del peep show e di ritrovarsi in strada, debbano sempre darsi una piccola scossa per riacquistare la padronanza del proprio corpo, che avevano perduto a forza di fissare le immagini.
W.G. Sebald Tessiture di un sogno
venerdì 18 aprile 2025
Notes
Le feu